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Trapianti, presentata l’innovazione che aumenta il numero di organi disponibili.
Esiste una tecnologia che può favorire la disponibilità di organi per i trapianti, grazie alla quale si punta a conseguire una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80 per cento.
Migliorare si può, e si deve. Anche se l’Italia nel 2023 è stata al secondo posto per numero di donatori in Europa, con un tasso di 28,2 per milione di abitanti, in Europa solo dietro alla Spagna. Lo dicono i numeri dell’attività annuale della Rete nazionale trapianti presenti nel Report del Centro nazionale trapianti. Siamo insomma dietro alla Spagna (ai vertici planetari con 48,9), ma davanti a Francia (26,3), Regno Unito (21,3) e Germania (11,4)
Ma, come detto, si può ancora migliorare. E non solo sulle donazioni. Per utilizzare sempre più organi e quindi consentire di ridurre ulteriormente le liste d’attesa. In ogni caso alla crescita dell’attività ha fatto seguito un calo del numero di pazienti in attesa di ricevere un organo: al 31 dicembre 2023 erano 7.941, di cui il 76% aspettava un rene, contro gli 8.112 a fine 2022
Si può migliorare il trasporto?
Esiste una tecnologia, messa a punto da Transmedics, che può favorire la disponibilità di organi. Si chiama Organ Care System (O.C.S.), è certificata CE in Europa ed è approvata dalla FDA negli Usa. Attualmente viene impiegata per cuore, fegato e polmone. In pratica, consentendo di mantenere gli organi donati in una condizione para-fisiologica, cioè caldi, perfusi e funzionanti, permette di validarne preventivamente la vitalità e, di conseguenza, di aumentare notevolmente il numero degli organi trapiantabili.
L’innovazione è stata presentata a Roma. O.C.S. (per cuore, polmone e fegato) è un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico ad organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile). Il sistema è quindi progettato per mantenere lo stesso organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. Così i medici possono monitorare i parametri chiave dell’organo funzionante, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Grazie a questa innovazione si punta a conseguire una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80 per cento. Dagli studi emerge che per il fegato la percentuale di utilizzo sarebbe ancora più elevata
Ridurre i rischi di ischemia da “freddo
“Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio – commenta Waleed Hassanein, fondatore e Ceo di TransMedics. Questo prolungato stato ischemico, senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi inoltre, essendo gli organi stessi posti in tali contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità, né su di essi è possibile intervenire al fine di ottimizzarli. Problematiche superabili con l’impiego della tecnologia O.C.S. che consente di monitorare i parametri chiave degli organi anche durante il loro trasporto, ponendoli in condizioni cliniche più idonee al trapianto”.
Il caso del cuore e del polmone
Igor Vendramin, direttore della struttura operativa complessa di cardiochirurgia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine, commenta così la situazione. “La carenza di organi rimane forte e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata – ricorda l’esperto. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema O.C.S. e la nuova modalità di gestione dell’organo ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali”, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”.
In Italia lo squilibrio tra organi disponibili e lista di attesa ha un notevole impatto anche per quanto riguarda il trapianto del polmone. “Questa situazione impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca (CDC) o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale – fa sapere Marco Schiavon, della divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto del Polmone del Policlinico Universitario di Padova – In questi casi la tecnologia viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo contestualmente il tempo di ischemia polmonare. L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro centro (54 procedure nel 2023), riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa”
Perché si parla di organi “marginali” per il cuore (e non solo)
Nel momento in cui si verifica la potenziale disponibilità di un cuore, l’ospedale nel quale il decesso ha avuto luogo comunica al Centro Regionale Trapianti (CRT) la disponibilità dell’organo. Il CRT, a sua volta, comunica tale disponibilità al Centro nazionale Trapianti (CNT) che, a sua volta, si attiva per identificare un possibile ricevente, sulla base di rigide regole di precedenza in lista e precisi criteri di compatibilità fisiologica.
Purtroppo accade che non tutti i cuori donati e resi disponibili per il trapianto vengano poi utilizzati; in realtà, solo il 30% di essi viene effettivamente trapiantato. Nel restante 70% dei casi si presentano infatti ostacoli di varia natura che possono compromettere il trapianto; alcuni di questi ostacoli sono controindicazioni assolute e non superabili, come una patologia delle arterie coronariche o delle valvole.
Ma ci sono casi in cui gli organi vengono detti “marginali”. Ed è su questi che occorre lavorare per aumentarne la disponibilità. Questa situazione si può verificare ad esempio se l’organo è stato fermo per oltre 20 minuti, se il cuore da trapiantare ha una limitata capacità di pompare nel sistema circolatorio un’adeguata quantità di sangue, se i tessuti sono ispessiti, se l’organo, trovandosi lontano dal centro trapianti, soffre di un tempo di ischemia fredda troppo lungo. Oggi in alcuni casi il trasporto degli organi avviene ancora per mezzo di un contenitore termico con ghiaccio e questa metodica ha il grande limite di non consentire di valutare gli organi “marginali”.