Dal Corriere della Sera
del 23 maggio 2008:
«Mazzette per evitare i controlli sull'Aulin»
Farmaci e tangenti, filmata la consegna di soldi al vice capo dell'Aifa
Il maresciallo dei Nas Buccola ed il giudice Guariniello (Effequattro)
MILANO — Tra i 30 indagati del nuovo scandalo farmaci c'è anche un
neosindaco. Carlo Della Pepa, 46 anni, medico e ricercatore della
farmacologia di Torino, eletto a Ivrea per una coalizione di
centrosinistra. Il suo capo è il farmacologo di Torino Mario Eandi.
Poi manager di primo piano della Bayer, Umberto Filippi e Roberto
Ceresa (ex Lega Nord).
Incontri con il «numero uno» dell'Aifa (l'Agenzia italiana per
l'approvazione e la sorveglianza sui farmaci) Nello Martini sono agli
atti dell'inchiesta torinese guidata da Raffaele Guariniello. E che
oltre alla corruzione ipotizza un sistema che potrebbe avare arrecato
danni alla salute dei cittadini. Un esempio: il caso Aulin. Nimesulide
è la molecola, Aulin è il farmaco più noto tra i molti in commercio
che contengono questo principio attivo. Un anti-infiammatorio (Fans)
che può anche avere gravi effetti collaterali sul fegato. Mai
approvato negli Stati Uniti e in Giappone. Ritirato nel 2002 in Spagna
e Finlandia. E nel maggio 2007 in Irlanda dopo che sei pazienti
subirono un trapianto di fegato per sopravvivere alle lesioni causate
dall'abuso del farmaco.
L'Italia nicchia, a chi ne chiede il ritiro viene risposto che i
benefici in un certo sono superiori ai rischi. Basta rispettare
l'obbligo di prescrizione da parte del medico. Di verifiche e studi
per appurarne la reale pericolosità non se ne parla. Solo
monitoraggio. Perché? La risposta in un filmato di due minuti. Un
mediatore passa una mazzetta a Pasqualino Rossi per «lasciare
tranquillo» l'Aulin. Un regista con le stellette ha immortalato
immagini e suoni del pagamento in contanti, la gioia del numero due
dell'Aifa (rappresentante anche nell'Emea, l'agenzia europea per i
farmaci), la sua corsa in banca per coprire il conto in rosso. Un
corto da YouTube agli atti della richiesta di 20 ordinanze cautelari,
su 30 indagati (ma forse saranno di più dopo gli interrogatori di oggi
in carcere a Roma), da parte della procura di Torino dopo due anni di
inchiesta sull'Aifa partita (gennaio 2006) da alcuni dossier per
l'approvazione di alcuni farmaci bioequivalenti o generici. I
provvedimenti, firmati dal gip torinese, riguardano Pasqualino Rossi
(carcere) e Antonella Bove (arresti domiciliari), dirigenti Aifa.
Altre ordinanze (tre in carcere, tre in casa) riguardano procuratori
delle aziende: Matteo Mantovani, Sante Di Renzo, Mario Umbri, Piera
Campanella e Francesca Fiorenza. Un sesto manager è ancora ricercato:
sarebbe all'estero.
Tutto registrato, immagini e suoni. Prove contenute nelle 700 pagine
della richiesta di 20 arresti, che poi il Gip ha «sintetizzato » in
soli otto arresti e 400 pagine di ordinanza. Anche Nello Martini, che
smentisce di essere indagato, è protagonista di intercettazioni
chiave: le cimici degli investigatori (i carabinieri dei Nas di
Torino, Roma, Padova e Alessandria), per esempio, ne avrebbero
registrato parola per parola un incontro con i vertici della Glaxo in
un albergo di Verona. Che cosa si sono detti è agli atti.
Come agli atti è la
storia della figlia di un funzionario Aifa assunta da una delle
aziende di cui il padre doveva essere tra l'altro «controllore». Da
ieri tutto è in mano anche della procura di Roma, che su buona parte
dell'inchiesta è competente. Dei 30 capi d'accusa dell'inchiesta, solo
sette resteranno al vaglio dei magistrati torinesi. Inevitabile il
contraccolpo nel dicastero del Welfare e della Salute. Il ministro
Maurizio Sacconi ha deciso l'avvio di una commissione d'indagine
composta da tre «autorevoli esperti»: dovrà fornire le prime
valutazioni tra sette giorni, poi un più completo rapporto entro il 31
luglio 2008.
All'esame un sistema
molto raffinatosi dopo lo scandalo che 15 anni fa ha coinvolto Duilio
Poggiolini e la Cuf, l'equivalente dell'Aifa di allora. Il filone sul
sangue infetto (Hiv ed epatiti B e C) è ancora aperto.
A Napoli dovranno
decidere su Poggiolini, estraneo a tutto il ministro della Sanità
dell'epoca Giovanni De Lorenzo. L'Aifa fu istituita ex novo anche per
cancellare lo scandalo Poggiolini. Evidentemente però qualcosa non ha
funzionato.