I dati sono impietosi:
in Europa sono 8500 le persone in lista d'attesa per un trapianto di
fegato. 15 mila solo negli Stati Uniti. Ogni anno, in Italia, sono oltre
mille gli interventi di questo genere. Complice l'aumento
dell'aspettativa di vita media e la riduzione delle morti per incidente
- e quindi i donatori diminuiscono - il numero di persone che
necessitano di un fegato nuovo è destinato ad aumentare. Come tamponare
questa situazione? La soluzione è nella somministrazione dei nuovi
farmaci anti epatite C. È quanto emerge da uno studio presentato in
questi giorni al “The International Liver Congress” (EASL) in corso a
Barcellona.
La ricerca, coordinata
dai ricercatori dell'Ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano, parla
chiaro: trattare alcune particolari categorie di malati con gli
antiretrovirali consente loro di non avere più bisogno -o di ritardare
di molto- il trapianto. Gli esperti lo definiscono il “silent killer”. È
il virus dell'epatite C. Le ragioni sono presto spiegate: il più delle
volte le persone che ne sono affette non sanno di esserlo. Appena
contratta l'infezione, il paziente può soffrire di sintomi vaghi come
febbre, senso di stanchezza, inappetenza e ittero. Generalmente però
questi sintomi passano e per molti anni la malattia non da segni. La
cronicizzazione dell’epatite, che accade in più del 70% dei pazienti, si
manifesta con transaminasi elevate o fluttuanti e con l’insorgenza della
fibrosi. Rimandare il trattamento può significare andare incontro a
cirrosi epatica e tumore del fegato. Nei casi più sfortunati
dell'evoluzione della malattia, quando si è arrivati allo stadio di
cirrosi, l'unica speranza è il trapianto di fegato. Secondo i dati
presentati ad EASL ben il 30% delle persone in lista di attesa lo è per
cirrosi scompensata causata dal virus dell'epatite C. Il tempo, in
questi casi è tutto. Quasi il 20% di queste persone purtroppo muore
nell'attesa dell'organo. Ecco perché eliminare il virus è di estrema
importanza.
Per quanto riguarda
l'Italia i cirrotici da virus C sono oltre 150 mila. Proprio per
l'elevata incidenza della malattia nel nostro Paese si stima che il 60%
dei mille e più trapianti di fegato che si effettuano in Italia ogni
anno siano causati dal virus C. Eliminare il virus, da qualche anno a
questa parte, non è più un'utopia. Oggi, grazie a nuovi farmaci
combinati che agiscono direttamente sui meccanismi che il virus mette in
atto per replicarsi, il successo arriva oltre il 90-95% a seconda della
tipologia di virus. Questo significa eradicare il virus e le sue
conseguenze. Prima si interviene e minori saranno i danni. Ciononostante
anche quando la situazione è parzialmente compromessa questi farmaci
riescono a cambiare in meglio la situazione. La riduzione delle liste di
attesa è l'esempio più lampante. Anche se si tratta di dati preliminari,
da confermare su un più ampio numero di persone e per un tempo
prolungato, lo studio dei medici milanesi ha riscontrato la
somministrazione di antiretrovirali nelle persone in lista d'attesa per
trapianto di fegato contribuisce a migliorare la situazione in termini
di attesa. Nello studio - che ha visto la partecipazione di 103
candidati al trapianto affetti da cirrosi non compensata - è emerso che
nel 35% dei casi trattati il malato è stato riportato ad uno stadio di
sviluppo della cirrosi non così avanzato da richiedere il trapianto in
tempi brevi.
Non solo, in un
altro 20% dei casi la situazione è migliorata al punto tale da non
necessitare più - al momento con i dati in possesso- la presenza in
lista d'attesa.
Un risultato
importante che mostra ancora una volta quanto i nuovi farmaci stiano
rivoluzionando il trattamento dell'epatite C.
(Daniele Banfi,
huffingtonpost.it)